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Type de textesource
TitreDiscorso in lode della pittura
AuteursSperoni degli Alvarotti, Sperone
Date de rédaction1542
Date de publication originale
Titre traduit
Auteurs de la traduction
Date de traduction
Date d'édition moderne ou de réédition1740
Editeur moderne
Date de reprint

, p. 1000

Ma torniamo un’altra volta alla scoltura. Di questa giudicano due sensi, il tatto e il viso ; ma il tatto per la materia e la forma, il viso per la forma sola, ché, essendo il tatto sentimento del duro e molle, grave e leggiero, aspro e lene, ed esendo tutte tai qualità nella imagine scolpita, che al tatto, giudice di tai qualità corporali e di essa quantità, non possa bella parere ; al quale anche, la notte, parve bella la Citaccia, che era sì brutta alla vista. Dunque è la statua tanto più rozza della pittura, quanto può esser giudicata da un rozzissimo senso quale è il tatto. Ma nella pittura è solo vero giudice il viso. Il tatto ben credere esser giudice, come nell’uve di Zeusi ; ma in fatto se inganna, perché da tanto non è. Dunque anche in ciò la pittura è più nobile della scoltura, perché il suo giudice è più nobile.

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